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Gentilismo o coercizione? La verità sta nel mezzo

Quando i clienti vengono al nostro campo, come prima lezione gli tocca sempre la teoria, ovvero un’ora di chiacchierata in cui gli viene spiegato chi è il cane, come prende la decisione, come instaurare il giusto rapporto, la comunicazione, e tutto ciò che riguarda la pura e semplice (perché se la spieghi scientifica si annoiano ancora di più) gestione del cane da parte dell’umano.

Arriva un momento in cui parlando, esce dalla bocca dell’educatore la parola “PUNIZIONE” ed è esattamente in quei pochi secondi in cui, chi fa il nostro lavoro, capisce che persona ha davanti.

Ci sono vari tipi di facce, in reazione alla parola Punizione: per esempio, c’è quella che scuote la testa, e abbina al gesto un sonoro “io sono contraria”, poi c’è quello che invece annuisce e ti racconta che qualche volta ha arrotolato il giornale e “vedrai che non lo fa più”, oppure c’è la faccia di chi ascolta nell’attesa di capire cosa dirà l’educatore, pronta a accettare i consigli di chi ha studiato.

È bene sapere però, che le prime due sono quelle che vanno per la maggiore, mentre l’ultima è tendente all’utopico.

Le facce in reazione a questa fatidica parola sono svariate, ognuna spinta da una pulsione interna che non riesce a trattenersi al sentirla pronunciata. Nel momento in cui la dico, solitamente, so già che qualcuno mi sta per interrompere proprio per comunicarmi da che parte sta: Pro punizione o contro punizione.

Per questo motivo li anticipo, spiegandogli che nella lezione ho dedicato un capitolo solo ed esclusivamente a quest’ultima, proprio per cercare di far capire meglio ai padroni cosa significhi “punire il cane”.
Solitamente quando spiego cosa è la punizione e come la uso io, disegno una linea più o meno cosi:

 

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In cui da un lato c’è il “gentilismo estremo” secondo cui non si può dire nemmeno di “NO” al cane perché gli fermi l’apprendimento e non so quali altre cose a me incomprensibili.
Dall’altro lato, c’è la “coercizione” secondo cui, con l’uso dell’inibizione e della forza riesco ad avere risultati migliori. Avrai sentito parlare di collari elettrici, collari a punte, frustate, ecco tutto questo fa parte di questo mondo.

Quando arrivo a questo punto, tre quarti dei miei clienti si chiedono “dove cazzo sono finito”, fino a che disegno la terza lineetta, la mia: “no o punizione”.

 

La cinofilia è un mondo vastissimo, pieno di studi, ideologie, filosofie, praticamente è una guerra continua di ideali, al punto che ormai i conflitti e dibattiti politici, a noi cinofili ci fanno un baffo. Se pensate che la politica, davvero accenda grossi dibattiti, allora forse non avete mai lanciato la bomba “collare o pettorina” in un gruppo di cinofili.
Si dice che l’estremismo sia sinonimo di ignoranza, o almeno mia madre me lo diceva, e in cinofilia mi sa che di ignoranza ancora ce ne è tanta visti gli estremismi che si fanno.

Forse proprio grazie al pensiero di mia madre, o forse grazie a me stessa che le ho viste e provate un po’ tutte (diciamoci la verità), che ho capito che la verità sta nel mezzo.

Sgridare il proprio cane, a mio avviso, fa parte di uno dei principi fondamentali per la relazione.
Intendiamoci, non voglio dire che vada fatto e quindi che sia lecito inventare pretesti per sgridarli, ma piuttosto che sgridare il cane nel modo giusto, quando necessario, ci aiuta a non doverlo sgridare tutta la vita.
Questo è uno dei motivi per cui odio il gentilismo estremo, il non potere sgridare un cane, il lasciarlo capire da solo, che manco fossimo a reazione a catena su Rai1, porta solo stress nella relazione cane padrone.

Mi spiego: se dovessi pensare di non sgridare mai il mio cane, premiandolo solo quando svolge l’azione giusta, so per certo che arriverei a un punto in cui il mio cane sarebbe più un fastidio che un piacere, e tutto questo a causa mia.

Non avergli spiegato cosa si può e cosa non si può fare, lo avrà reso un completo incapace di stare al mondo, e questo lo porterà a essere incompatibile con la nostra società e quindi con la nostra vita.
È proprio una gestione che non capisco, perché mai non dovrei spiegargli che una cosa non è lecito farla?! Quale problema crea nel cane la parola “NO”? A volte li invidio i gentilisti estremi, perché sono calmi, sono in pace con l’incapacità del loro cane, perché infondo sanno che è tutta a causa loro.
Essere gentilisti è un po’ un sacrificio, “non ledo l’animale, ma soffrirò io mentalmente a gestirlo”. Una sorta di etica veramente forte li accompagna e li invidio per questa forza d’animo. Per quella e basta però.

Dell’invidia che provo in questo caso, nei coercitivi nemmeno l’ombra.

Per quanto mi riguarda loro corrispondono a “non ho voglia di impegnarmi, ma voglio risolvere” e quindi utilizzano metodi non propriamente etici, risolvendo ogni problema in pochissimo tempo.

Chiariamoci, non sto parlando di casi iper-aggressivi, o con problemi comportamentali seri, parlo di chi usa questi metodi anche con il barboncino della signora Maria, con cui non ci sarebbe assolutamente bisogno.

In ogni caso, chi usa questi metodi con cani o padroni “normali”, dovrebbe chiedersi durerà il mio metodo? I padroni a casa avranno la cattiveria e la forza che hai tu educatore nello sgridare il loro Fuffy? La risposta è “Grazie a Dio no” e quindi poi torneranno come prima.
I padroni demoralizzati non andranno più da nessun educatore per paura che Fuffy possa prendere altre mazzate e Fuffy e padrone si faranno una vita poco piacevole a causa di un coercitivo, che voleva risolvere in fretta.
Oppure, un’altra delle versioni classiche, è che Fuffy andrà a casa terrorizzato, chiuso, inibito, non commetterà mai più nessuno sbaglio, perché smetterà di proporre, di essere cane, per diventare un’automa che svolge compiti nel terrore di sbagliarli.

Ora so cosa ti starai chiedendo “ ma quindi cosa devo fare? Come faccio a sgridarlo?”
Prima regola: puoi sgridarlo.
Se inizierai fin da subito, con tanta coerenza, in futuro non ne avrai più bisogno. Ma la coerenza è uno dei segreti più grossi della cinofilia, uno dei trucchi di chi vedete girare per strada con un cane perfetto. La coerenza è quella che riuscirete ad avere solo se veramente al cane vi ci dedicate al 100%.

Quindi sei uno di quelli che “il cane vive fuori e fa quel che vuole tutto il giorno, non fa nemmeno la passeggiata”, puoi anche smettere di leggere perché tutto quello che scriverò non funzionerà.

La coerenza ti servirà per far capire al cane che ciò per cui lo stai sgridando è sempre sbagliato, servirà per far capire al tuo cane che quello che tu dici va fatto. Se gli dici di no su qualcosa 3 volte si e 1 no, il cane ti prenderà come una guida insicura, non certa di quali siano le regole della casa. Devi essere convinto, sicuro, che se hai detto che qualcosa è vietato lo sarà sempre.
Per avere una sgridata funzionale, sono necessarie alcune prerogative:
-RAPPORTO
-COSTANZA
-IMPEGNO
Da queste non si può scindere. E sono tutte e 3 questione di dedizione, di dedicare tempo, attenzioni, di lavorare con il proprio cane. Se avete un cane che non torna nemmeno al richiamo, che la sgridata non funzioni è più che normale, perché è probabile che manchi il rapporto.

Ma che strumenti uso per sgridare il cane?
Con i miei cani io utilizzo 3 cose: voce, mimica e punizione divina.
La voce è lo specchio di ciò che stiamo provando, non si tratta tanto di che parola dico, ma di come la dico. La mia istruttrice di Sheepdog mi dice sempre “non devi urlare, devi ringhiare” ed è vero, la voce deve essere espressiva, vera, deve far capire al cane, che un altro passo falso e la sgridata arriva davvero (esattamente come avviene tra loro: ringhio e poi attacco).

La mimica è la mia postura quando decido di arrabbiarmi, non posso permettermi di sgridare il mio cane stando seduta a terra e dicendo un “no” blando. Quando lo sgrido mi alzo in piedi, sbatto un piede, gli cammino incontro. Mi muovo in un modo scenico, enfatizzo, per aumentare la percezione del cane che già dal mio odore ha capito il livello di rabbia che provo. Metto pressione col mio corpo camminandogli incontro, fino a che smette, e a quel punto tolgo la pressione.

E per finire la Punizione Divina, una punizione inventata da madre natura, e che annulla ogni legge della fisica.
Se ci fate caso, se il vostro cane passa sotto una sedia e quella sedia cade facendo un gran rumore a terra, è probabile che il vostro cane sotto quella sedia non ci passi più (pensate quanto impattante può essere una sola minaccia), e cosi noi umani ci siamo studiati questa punizione e la abbiamo resa artificiale.

Se il cane sta facendo qualcosa che non gli è consentito, e che fa sempre, o dal quale è difficile fermarlo, posso adottare questa soluzione, lanciando un libro per terra ad esempio, o le chiavi di casa. Qualcosa che faccia un gran rumore e basta. A me capita di utilizzarla spesso per l’abbaio, in modo da bloccarglielo o per distrazione o per paura.

In ogni caso il concetto credo sia chiaro, la verità sta nel mezzo, solo alcune sono leggi nella punizione: costanza, impegno, convinzione.
Nulla è vietato, una pacca sulle cosciotte non ha mai ammazzato nessuno, e a volte servono a chiarire bene i concetti, ma le cose vanno dosate e graduate.
Un grosso errore può essere punito con una punizione più grossa, impattante, ma bene o male questi casi sono i meno frequenti. Se imposti il rapporto nel modo corretto, ti troverai a sgridarlo pochissime volte.

Ricordati sempre: la verità sta sempre nel mezzo.



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