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Il ritiro di Victor

Era il 2017 quando presi in mano un Frisbee per la prima volta in vita mia, ci sono bambini che ci hanno giocato fin da piccini, altri che lo hanno praticato come Sport, sfortunatamente io non ero tra quelli.
Nel 2017 avevo 20 anni, un’azienda in mano, la totale incapacità, mista a paura, di gestirla, poche competenze cinofile e un cane di 37 kili di 3 anni e mezzo.
Per (s)fortuna in quell’anno arrivò al campo un gruppo di ragazzi, dicevano di praticare uno Sport chiamato Disc Dog, parlavano di Ufo, Skyhoundz, Awi e raramente ci buttavano dentro anche un USDDN.
Ai miei occhi sembravano un gruppo di fuori di testa completi, facenti parte di un mondo parallelo. Chiesero se potessero allenarsi nella nostra struttura e non avendo nessuna altra alternativa migliore accettai l’offerta.
Decisi di sfruttarli per imparare qualcosa sui cani che probabilmente non conoscevo, cosi iniziai a partecipare ai loro allenamenti, a provare a lanciare quel Frisbee e a vedere di che cosa fossero capaci.
Un giorno mi chiesero di mostrargli il mio cane, Victor, pastore olandese di 3 anni e mezzo vissuti in un box, 37 kili e una bocca gigante.
Non conoscevo minimamente Victor, non sapevo se gli sarebbe piaciuto o meno giocare con quei cerchietti di plastica, non sapevo nemmeno se fidarmi di lui e men che meno se dandogli un Frisbee sarebbe impazzito o meno.
Slegai il cane, gli lanciarono due tre Roller e lui come un furia corse a prenderseli tutti, per poi sdraiarsi in un angolo a mangiarli, manco fossero costolette.
“È un gran cane, certo che puoi giocarci a frisbee” fu la frase che mi dissero subito dopo.
Ero totalmente inconsapevole di aver sbloccato una passione nella mia vita. Pensavo, anzi, che sarebbe stata una vera rottura passare le ore in quel campo piuttosto che coi miei amici, ma piano piano ci feci l’abitudine e mi resi conto che preferivo lanciare dei frisbee al freddo piuttosto che uscire.
Iniziai ad “allenarmi” con lui, ma fin da subito ci trovammo a dover risolvere dei problemi molto complessi: Victor non lasciava assolutamente nulla, non c’era modo di giocare. A lui interessava prendere il frisbee e distruggerlo. 
Non mi arresi, piansi tanto e finalmente un giorno nella totale leggerezza Victor portò un frisbee a mio fratello, lasciandoglielo ai piedi. Quando vidi questa scena corsi a chiedergli come avesse fatto, mi rispose semplicemente che con lui Victor lo aveva sempre fatto.
Piano piano, cominciai a capire come migliorare questo aspetto e, a fine Marzo 2018, durante un allenamento riuscii ad unire 2/3 lanci di fila (mi spiego: non perché Victor avesse la competenza “lascia”, ma solo ed esclusivamente perché aveva imparato che più frisbee in mano significano più lanci). A quel punto mi dissero “partecipa alla gara”, rimasi abbastanza interdetta, felice per carità, ma interdetta.
Mi chiedevo “ma basta cosi poco per partecipare ad una gara in questo sport?”. Non capivo nemmeno che cosa avrei dovuto fare in mezzo a quel campo enorme, sola col mio cane e 10 frisbee, ma mi risposero “Si chiama freestyle perché improvvisi” e cosi mi calai in questa parte, d’altronde loro lo facevano da anni, no?! 
La sera prima mi iscrissi alla gara, 10 minuti prima di scendere in campo scelsi la canzone.
La mia “Routine”, se cosi si poteva chiamare, era un insieme di cose a caso che il mio cane faceva seguendo un pezzo di plastica, era l’immagine più chiara del mondo della totale mancanza di competenze, della totale mancanza fiducia, consapevolezza, relazione che ci può essere in un binomio.
La mia “Routine” era l’immagine di un cane che manco mi conosceva, che stava in quel campo con me per il puro e unico interesse nel prendere dei frisbee, dovunque li avessi lanciati.
La mia gara fu, chiaramente, un fiasco.
Arrivai ultima, come spesso accadde.
D’altronde come può uno Sport essere cosi semplice? Come può permetterti di andare in gara senza allenamento? Senza una preparazione, senza precisione, fiducia, consapevolezza, competenza? La risposta è semplice: non può.
Quello non era Sport.
Ma se te lo insegna qualcuno che lo fa da anni come puoi non crederci?
E cosi continuavo la mia vita da Disc Dogger, con degli ultimi posti, delle delusioni e la totale mancanza di capacità di lanciare, di costruire, di allenare il mio cane.
Iniziai a frequentare le gare, i campi, questo mondo e mano a mano che ci entravo dentro notavo che c’era qualcuno che 10 volte entrava in campo e 9 andava bene. Iniziai a pensare che queste persone si allenavano, sudavano e sputavano sangue davvero per ottenere quei risultati.
Iniziai a capire che più competenze portano a più risultati.
Iniziai a credere alla frase “precisione e sicurezza garantisco l’arrivo perfetto”.
Mi resi conto che avrei voluto farlo anche io, ma che purtroppo avevo un cane ormai "rovinato".
È brutto dirlo, ma 3 anni dentro un box, 2 lanciandogli frisbee, quasi completamente, a caso, avevano creato in Victor uno stato d’animo difficile da modificare sui frisbee.
E cosi mi resi conto che Victor, come tanti altri cani, come tanti alti binomi, era una vittima.
La nostra carriera sportiva vantava una marea di gare e altrettanti ultimi posti.
Io non sono una che si scoraggia, toccare il fondo non mi imbarazza, anzi mi meraviglia stare all’apice, ma chissà quante persone avevano mollato questo Sport per i troppi ultimi posti? Chissà quante persone avevano ritenuto impossibile questo sport? Chissà quanti altri cani erano stati costruiti in un modo semplicemente “non costruito”?
Giuro Victor che se potessi tornare indietro, ti porterei nel più alto gradino possibile per un olandese.
Ti allenerei come si allena un vero sportivo, perche te lo saresti meritato di più, di più di tutti i miei nervosismi e di tutte le mie frustrazioni.
Ti saresti meritato che il mondo sapesse quanto intelligente puoi essere e mi dispiaccio di aver dimostrato tutto il contrario.
Mi consolo pensando che forse tutti i primi cani sono un po’ cavia.
Mi consolo pensando che comunque sia ti sei divertito, ci siamo girati il mondo, mi hai fatto nascere una passione, mi hai fatto toccare i gradini più bassi del mondo e cosi so stare anche la, senza lamentarmi.
Mi consolo anche perché ti ho fatto conoscere al mondo intero e cosi tutti sanno quanto meraviglioso può essere un cane anche fuori dal campo.
Hai fatto ridere tutti quanti Victor mio.
Credo che nel bene e nel male tutti si ricorderanno di te comunque in questo mondo.
Ora è tempo di fare i pensionati.
Di continuare ad allenarci cosi, un po ad cazzum, ma senza andare in gara più.
È tempo di mostrare che noi sappiamo cosa è il vero Disc Dog, è tempo di poche chiacchiere e far splendere Flicka che tra Italia e Repubblica Ceca sta diventando quello che abbiamo sempre sognato.
Grazie cane mio.
Sei il mio mangia dischi preferito.
Questo sport sarà sempre nostro, ogni risultato con Flicka, sarà sempre anche tuo.
Charlie e Victor sarà un binomio per sempre.


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